| [QUOTE=Arumi,7/11/2010, 15:39 ?t=51234700&st=0#entry425391324]
Innanzitutto, sei stata BRAVISSIMA ARUMI, e come hai capito questo per me è un invito a nozze, non posso esimermi dal controbattere (naturalmente scherzosamente!!), anche se ho poco tempo.
C'è però una differenza di fondo, a me il film non mi ha lasciato delle sensazioni positive
Forse perché in qualche modo è scattato il tuo giudizio di valore sulla protagonista che ha influenzato il tuo pensiero sul film come prodotto culturale? (ma effettivamente il cinema interpreta talmente tanti aspetti...)
soprattutto all'inizio ho notato un tipo di direzione/montaggio un pò troppo a scatti. I primi venti/trenta minuti, che sono poi quelli salienti della trama, mi hanno quasi infastidito.
Ma, secondo me quei 30 min. non sono altro che una citazione a certo cinema d'oltralpe, e nel dettaglio a Nikita; montaggio a scatti ma soprattutto mdp che si muove in maniera caotica, anche qui tecnica come linguaggio per narrare il caos, il fastidio, la innaturalità, la disumanità del momento (vogliono infastidire lo spettatore, non spaventarlo, perché mai in questo film sei veramente spaventato, non vogliono suscitare forti emozioni, ti sfiancano progressivamente...). Comunque, è certamente anche una citazione a un certo cinema di Antonioni, a Scorsese, a Rossellini...
Volendo trovare il punto che mi ha fatto appassionare, penso di dover dire quello del secondo omicidio, ossia la scena della metropolitana. Il come lei senza quasi pensare più, ma agendo come una macchina della vendetta abbia ucciso i due teppisti a sangue freddo senza nemmeno lasciar svolgere la situazione. 1. Lei in questo caso ha scientemente deciso di rimanere nella metro e, forte della sua arma, di affrontare i due ragazzi. Questo mi ha posto in una situazione particolare per uno spettatore, infatti pur sapendo della sua storia, e quindi pur avendo gli strumenti per giustificarla, mi è venuto naturale biasimarla per non dire condannarla per quello che aveva fatto.
2. Termino questo mio commentone con una battuta che durante il film mi è capitato di pensare: ma alla tipa non nessuno ha mai detto che è pericoloso andare nei luoghi buoi dei parchi o nei supermercati dei quartieri malfamati la notte??
Sia il punto 1 che quello 2 sono un tipico atteggiamento-comportamento di "chi ha paura di aver paura" e pertanto esorcizza la paura stessa esponendosi a questo sentimento, forse nella speranza di vincerlo. Io sono una "esperta" della "paura di aver paura", quindi il comportamento di Erica mi sembra perfettamente in linea con la norma (immagino che non lo sia, ma in questo sono empatica con lei). Naturalmente girare armati non è da tutti, come pure sparare quasi in trance e/o a sangue freddo (ma si sa che non l'avrebbe fatto se non l'avessero aggredita, altrimenti poteva agire prima, quando i due teppisti stavano assalendo il giovinastro figlio di papà e l'anziano signore di colore col nipote). Erica voleva semplicemente ritornare ad essere come prima dell'omicidio del compagno, e per fare ciò ti assicuro che non resta altro che affrontare con coraggio le tue paure (Only the brave, The brave one).
Il senso del film, è palese, è quello di chiedersi se e fin dove una triste vicenda personale come quella di Erica Bain può giustificare l'omicidio di persone che sono inequivocabilmente malvagie e non meritevoli di pietà. Il film visto il finale dice, o meglio suggerisce, che quello che ha fatto non le ha restituito la sua vita e il suo io precendente all'aggressione, nè però la critica per il suo comportamento. Bene, io su questo punto non sono per niente d'accordo. So benissimo che nella società americana il concetto di giustizia, di difesa personale, di diritto alla sicurezza è molto diverso dal nostro, e lo rispetto (anche se per me parlare di diritto di possedere un'arma è una bestialità) ma non accetto nè condivido che si possano uccidere delle persone così, tout court, senza nemmeno pensarci. E anche se quelle sono le più bastardi a questo mondo, non mi piace, come il film sembra fare, che si giustifichi la loro morte con la vicenda personale della protagonista. A me questo tipo di giustificazionismo, che per carità ho ritrovato in molti film americani, non piace, non appartiene al mio sentire.
Concordo e condivido il tuo pensiero sul "giustizialismo", tuttavia, pur non approvando nella maniera più assoluta il"relativismo", che è il cancro della ns società, cerco di differenziare...insomma, se a me uccidessero una persona vicina per gioco o per divertimento non so cosa farei... aggiungici poi pure la paura di vivere!!! E poi,...Erica è stata privata dell'anima (intendo la sua essenza, la capacità di provare sentimenti nitidi), cosa può esistere di peggio, se c'era bisogno di una punizione mi sembra che l'abbia avuta!!!
Aggiungo un dato, quando parla di questo film JF insiste nel paragonarlo a Taxi Driver (1976, diretto da M.Scorsese, JF aveva 14 anni e interpretava il ruolo di una baby prostituta); l'ho rivisto la notte scorsa questo film, beh, qui addirittura il giustiziere De Niro, pur smascherato, non solo non va in prigione, ma diventa un eroe nazionale. Quello che voglio dire è che in 35 anni la morale (a me piace chiamarla etica, anche se è un termine che si riferisce più a una professione) USA è cambiata, adesso allo spettatore inoculano il germe del dubbio...
Per quanto riguarda gli attori ho scoperto per la prima volta il protagonista maschile che non conoscevo proprio e che mi è piaciuto molto, la sua sintonia con Jodie Foster era palese a partire dalla scena nel ristorante in cui giocano, per così dire, al gatto e al topo. Per quanto riguarda Jodie Foster devo dire che la preferisco quando fa personaggi più femminili; in questo film ho trovato difficoltà a percepire il suo dolore in quanto donna per la morte del compagno, mi sembrava già all'inizio la stessa persona fredda e irrazionale della fine del film. In pratica non ho trovato differenza. Forse come hai detto tu fellini, è rimasta nei suoi panni, piuttosto che interpretare Erica Bain e questo un pò si è sentito, pur apprezzando naturalmente la sua recitazione.
Concordo su Terrence Howard...su J. Foster, no, all'inizio interpretava bene il ruolo di pazzamente innamorata, e non direi che appare irrazionale, io la trovo molto cerebrale, poi la paura ce l'hai sia che tu sia irrazionale o che tu sia logica (insomma, negli altri si può confondere l'irrazionalità con la paura). Io ho scritto, mi sembra, abiti, e intendevo modo di vestire, non forma mentis, non affettività...Immagino di essere comprensiva e forse indulgente con JF perché è una persona riservata, gelosa della sua privacy, li trovo comportamenti sensati e legittimi, in questo film ha potuto esprimerli perché il ruolo lo richiedeva, e per questo è stata brava (nel film il suo dolore va letto dal metalinguaggio secondo me, e poi il dolore si intreccia alla paura, non si può enucleare il primo dal secondo) .
Concludo con due brevi riflessioni:
1. per me è un film che effettivamente può non piacere, la visione è quasi ovattata, molto stilizzata e penso questo sia "premeditato" per non dirigersi alla "pancia" del pubblico, per lasciarlo riflettere a "dovuta distanza" (intendo con obiettività). La mia apologia di questo film dipende anche da JF, penso che se continua così tra vent'anni avrà dilapidato la sua fortuna guadagnata come attrice producendo film d'autore che non sempre a tutti piacciono (se poi riesce a produrre il film su Leni Riefenstahl...sarà da ridere).
2. conditio sine qua non per dissertare su un film è che ci sia qualcosa su cui confrontarsi; Arumi, prova a scrivere qualcosa su "Maschi contro femmine", uscendo dal cinema dicevo a tutti "mi hanno rubato 8 €!!! (però almeno rilassa...)
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